Simbolo per eccellenza dell’estate, l’anguria, cocomero o melone d’acqua è il frutto (falsa bacca chiamata peponide) del Citrullus lanatus, pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae. In quest’articolo scopriremo come coltivare l’anguria passo passo, dal seme alla raccolta del frutto, ma anche le origini, la storia e tante altre curiosità.
Comero: origini, storia e curiosità
L’anguria è originaria delle zone tropicali dell’Africa boreale [1] ed era già coltivata dagli antichi egizi come è osservabile da alcuni geroglifici: l’immagine di un grande frutto a strisce e oblungo su un vassoio è stata trovata in una tomba egizia che risale ad almeno 4000 anni fa. Il cocomero veniva posto nelle tombe egizie insieme ad altri viveri per fornire nutrimento ai defunti durante il loro viaggio nell’aldilà.
Diffuso in tutto l’areale mediterraneo, nel nostro Paese il cocomero era già conosciuto nell’Era Cristiana. La parola greca pepon, latina pepo e l’ebraico avattiah dei primi secoli EV erano usate per lo stesso frutto grande, dalla buccia spessa e ricco di acqua che, evidentemente, era l’anguria. La letteratura ebraica della fine del II secolo dC e la letteratura latina dell’inizio del VI secolo dC presentano i cocomeri insieme a tre frutti dolci: fichi, uva da tavola e melograni.
Angurie selvatiche e primitive sono state osservate ripetutamente in Sudan e nei paesi limitrofi dell’Africa nord-orientale. Il Dott. Livingstone, medico ed esploratore scozzese dell’età vittoriana, descrisse per la prima volta la presenza di piante di cocomero selvatico nel deserto del Khalari, il Citrullus lanatus var citroides o tsamma, antenato dell’odierna anguria. In America invece il cocomero giunse trasportato sulle grandi navi negriere per la tratta degli schiavi, quale fonte naturale di acqua (è costituito dal 95% di acqua) e zuccheri utile durante le estenuanti traversate.
Si dice cocomero o anguria?
Più curiosa della storia del cocomero è certamente l’origine dei vari nomi volgari con cui viene indicato il frutto del Citrullus lanatus. Tralasciando l’etimologia degli innumerevoli nomi dialettali del frutto (Zipangulu [Calabria], síndria [Sardegna], etc.), proviamo a dare risposta alla domanda: si dice cocomero o anguria?
Al nord e in Sardegna si predilige il nome comune anguria che deriva dal greco tardo ἀγγούριον angoúrion, ovvero “anguria”, “cetriolo”. Al sud d’Italia il succoso peponide si chiama melone d’acqua, per distinguerlo dal melone propriamente detto (Cucumis melo), il quale viene indicato come “melone di pane”. Curiosamente anche gli anglosassoni chiamano il cocomero “watermelon”, letteralmente melone d’acqua. Il termine cocomero, comune nell’Italia centrale deriva dal latino Cucumis, cioè “cetriolo”: un sinonimo di Citrullus lanatus (Thumb.) Matsum & Nakai, 1916 è del resto Cucumis citrullus (L.) Ser., 1828. Cocomero è anche il nome dato a questo frutto dai botanici, dunque in definitiva cocomero è il modo più corretto per indicarlo.
Cocomero, coltivazione: esposizione e clima
Quale che sia la varietà di cocomero che intenderemo coltivare nel nostro orto (ne esistono “baby”, a polpa gialla o bianca, senza semi, etc.) le regole da seguire per ottenere un buon raccolto sono le medesime. Il cocomero ha bisogno di spazio. La pianta, caratterizzata da fusti striscianti e da grandi foglie palmate grigio – verdi, ha radici superficiali e può occupare una larghezza che sfiora i 5 m, mentre l’altezza non supera generalmente i 60 cm.
Il cocomero è una pianta annuale che necessita di un terreno ricco, ben drenato, con esposizione soleggiata. Cresce bene tanto al Nord (nella pianura padana esistono svariate piantagioni) quanto al Sud d’Italia, dove il tempo più clemente consente una maturazione più rapida dei frutti. Il cocomero ha una scarsa resistenza al freddo e non cresce sotto i 15° C.
Anguria: terreno, semina, annaffiature
Il cocomero si semina nella tarda primavera, tra marzo e aprile al Sud e a maggio al Nord, dopo aver lavorato bene il terreno che deve risultare sufficientemente morbido e fertile. Per questo si provvede, già dall’autunno precedente, a incorporare una buona quantità di concime (composta o letame ben maturo) nella terra che dev’essere vangata per almeno 30 cm di profondità. Prima della semina del cocomero il terreno va ulteriormente fertilizzato con concime ad alto contenuto di potassio.
Seminiamo alla distanza di 120 cm una pianta dall’altra, ponendo 3 – 4 semi in ogni buchetta. Quando spunteranno le piantine di cocomero lasciamone solo una per buchetta e provvediamo a tagliarla dopo la terza foglia per far si che nascano tre rami. Questi andranno disposti a raggiera sul terreno e tagliati successivamente dopo la quarta foglia.
Quando si formeranno i frutti, che possono essere anche venti per ogni pianta di cocomero, va fatta una selezione, lasciandone generalmente solo tre per assicurarsi un frutto di grandi dimensioni. Porre della paglia sotto ciascun cocomero per evitare il contatto diretto con la terra e la possibile formazione di marciumi.
Le annaffiature per la pianta di cocomero devono essere abbondanti ma non esagerate. Il terreno deve rimanere fresco, umido ma l’acqua non deve mai ristagnare.
Cocomero: maturazione e raccolta
Sono necessari dai 70 ai 90 giorni perché un’anguria giunga a completa maturazione. Tuttavia le condizioni climatiche influenzano in modo determinante la maturazione del cocomero. Alcune varietà coltivate nel meridione possono giungere a maturazione dieci – venti giorni prima delle varietà coltivate al Nord. In ogni caso quello compreso tra la seconda metà di luglio e il mese di agosto è il periodo in cui tradizionalmente le angurie si possono raccogliere. Il momento preciso per la raccolta del cocomero si stabilisce controllando se il frutto si stacca facilmente dalla pianta e se il peduncolo dello stesso è ingiallito. Inoltre se il cocomero è ben maturo, colpendolo con le nocche delle dita, restituisce un suono cupo, sordo.
Cocomero: malattie e parassiti, cure
Il cocomero e tutte le Cucurbitaceae in genere (cetrioli, zucchine, etc.) possono essere colpite da una malattia fungina chiamata antrachinosi che si manifesta con la formazione di macchie chiare che poi diventano bruno – rossastre e fanno marcire il frutto. Macchie grigiastre sulle foglie e sui frutti di cocomero indicano l’insorgenza della cladosporiosi. Esiste inoltre il mal bianco delle Cucurbitaceae caratterizzato dalla comparsa di una polverina bianca sulle foglie di cocomero che seccano. Per ognuna di queste malattie del cocomero esistono prodotti specifici da somministrare tempestivamente.
Se i frutti di cocomero sono piccoli significa che le annaffiature sono state scarse o che mancano gli elementi nutritivi nel terreno: interveniamo aggiungendo fertilizzante ricco di potassio. Un’altra causa di angurie troppo piccole può essere ricercata nel terreno eccessivamente pesante che non consente un adeguato sviluppo delle radici della pianta. Per alleggerire il terreno mescoliamo, prima della semina del cocomero, una buona quantità di sabbia.
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