La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), volgarmente nota come “fegato grasso” è la malattia epatica più comune al mondo e colpisce fino a un quarto dell’umanità. Apparentemente innocua, la steatosi epatica non alcolica è caratterizzata da accumulo di grasso nelle cellule del fegato e può progredire verso un danno infiammatorio degli epatociti chiamato steatoepatite non alcolica (NASH), cirrosi e insufficienza epatica. I ricercatori dell’Università di Tsukuba, Giappone, in un nuovo studio rivelano i benefici dello sport sul fegato indipendenti dalla perdita di peso, sempre auspicabile in caso di steatosi epatica non alcolica.
Fegato grasso: lo sport come cura
La NAFLD è causata da comportamenti malsani come l’eccesso di cibo e uno stile di vita sedentario. In Giappone il 41% degli uomini di mezza età ha il fegato grasso il quale, nel 25% dei casi, progredirà verso la steatoepatite non alcolica (NASH) e l’insufficienza epatica. La cura del fegato grasso passa attraverso dieta, stile di vita sani e perdita di peso. Lo sport, in abbinamento ad un regime alimentare ipocalorico, viene consigliato per aumentare il dispendio energetico e aiutarci a dimagrire, nonché vincere la sedentarietà, nemica del nostro fegato. Ma i benefici di una regolare attività fisica nella gestione della steatosi epatica non alcolica non sembrano dipendere dalla sola perdita di peso.
I benefici dello sport nella lotta al fegato grasso
I ricercatori hanno confrontato i dati di uomini giapponesi obesi affetti da NAFLD dopo che questi avevano seguito un programma di allenamento per 3 mesi, con quelli di volontari in condizioni di salute analoghe, che avevano seguito una dieta dimagrante, sempre per un periodo di 3 mesi. Il professor Junichi Shoda, autore principale dello studio spiega: “Abbiamo monitorato i parametri epatici, la riduzione del tessuto adiposo, l’aumento della forza muscolare, la riduzione dell’infiammazione e dello stress ossidativo, i cambiamenti nelle concentrazioni di organochine e l’espressione dei geni bersaglio di Nrf2, un marcatore dello stress ossidativo”.
I ricercatori hanno così scoperto che l’esercizio fisico aveva preservato meglio la massa muscolare e ridotto la massa grassa, ma le differenze in termini di perdita di peso tra i due gruppi risultava modesta. Tuttavia l’elastografia ecografica (metodica diagnostica che misura l’elasticità di un organo) ha rivelato che chi aveva svolto attività fisica aveva ridotto la steatosi epatica del 9,5%, la rigidità epatica del 6,8% e il punteggio FibroScan-AST (una misura della fibrosi epatica) del 16,4% in più rispetto a coloro che avevano seguito la dieta dimagrante.
Inoltre l’esercizio fisico aveva ridotto le concentrazioni circolanti di specifiche organochine, indotto risposte allo stress anti-infiammatorio e anti-ossidativo attraverso l’attivazione del Nrf2, un marcatore dello stress ossidativo, e persino migliorato la capacità fagocitica delle cellule di Kupffer le quali aiutano a mantenere la funzionalità epatica.
Steatosi epatica non alcolica: fare sport fa bene indipendentemente dalla perdita di peso
Il professor Shoda spiega la rilevanza delle loro scoperte. “La nostra ricerca mostra come l’esercizio fisico prevenga la steatosi epatica e la fibrosi nella NAFLD ed evidenzia che questo beneficio è incentivato dalla conservazione della massa muscolare ed è indipendente dalle variazioni di peso. I pazienti che seguono programmi di allenamento possono demotivarsi e abbandonare lo sport se non sperimentano una significativa perdita di peso. Pertanto, l’esercizio fisico di intensità da moderata ad alta dovrebbe essere integrato in tutti i programmi per la cura della NAFLD, e i pazienti a rischio di NASH dovrebbero essere incoraggiati a perseverare con gli esercizi di media-alta intensità indipendentemente dal fatto che perdano peso“.
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