Che pressione alta e distribuzione del grasso corporeo siano in stretta relazione è ormai da tempo assodato: un girovita superiore a 100 cm per l’uomo e 85 cm per la donna sono dei campanelli d’allarme da non sottovalutare. Ma paradossalmente il grasso può anche proteggerci dall’ipertensione, purché sia distribuito sulle gambe.
Secondo gli scienziati della Rutgers New Jersey Medical School di Newark, New Jersey, che presenteranno il loro nuovo lavoro al convegno dell’American Heart Association, che si terrà online tra il 10 ed 13 settembre, chi ha le gambe grasse sarebbe più protetto dal rischio di ipertensione.
Pressione alta: c’è grasso e grasso
Le persone con le gambe grasse, ovvero con una percentuale più alta di tessuto adiposo distribuito sulle gambe, avrebbero minori probabilità di sviluppare la pressione alta. Il mediterraneo e femminile fisico “a pera” (biotipo costituzionale ginoide), con grasso principalmente distribuito su gambe e fianchi sarebbe maggiormente protetto dall’ipertensione rispetto a chi ha un fisico a “mela”.
Il fisico a “mela” (biotipo costituzionale androide) tende infatti ad accumulare il grasso principalmente sulla parte superiore del corpo, lungo la fascia addominale (grasso viscerale) ed è caratteristico degli uomini e delle donne dopo la menopausa.
“In definitiva, ciò che abbiamo notato in questo studio è che pone la questione sul ‘non è solo la quantità di grasso che si ha, ma anche dove si trova il grasso‘”, spiega il primo autore dello studio Aayush Visaria, studente di quarto anno di medicina, presso la Rutgers New Jersey Medical School di Newark. “Anche se sappiamo con certezza che il grasso intorno alla vita è dannoso per la salute, lo stesso non si può dire per il grasso delle gambe. Avere le gambe grasse molto probabilmente non è una cosa negativa e potrebbe persino proteggerci dall’ipertensione, secondo i nostri risultati.”
Gambe grasse e ipertensione: lo studio
Ok, probabilmente le gambe grasse non rientrano propriamente tra gli attuali canoni di bellezza, ma faremo bene ad apprezzare questa caratteristica fisica che si rivela persino salutare. Per giungere a tali conclusioni i ricercatori hanno esaminato il tasso di tre tipi di ipertensione, in relazione alla percentuale di tessuto adiposo delle gambe di quasi 6.000 volontari arruolati per il National Health & Nutrition Examination Surveys 2011-2016. L’età media dei partecipanti era di 37 anni, quasi la metà erano donne e il 24% aveva la pressione sanguigna alta (> 130/80 mm Hg).
Speciali scansioni a raggi X hanno misurato il tessuto adiposo delle gambe e queste misure sono state confrontate con il tessuto adiposo complessivo. I volontari che presentavano il 34% per gli uomini e il 39% per le donne di adiposità localizzata sulle gambe, sono stati classificati come quelli con “gambe grasse”.
Gambe grasse: 61% di probabilità in meno di avere la pressione alta
I volontari con le percentuali più elevate di grasso sulle gambe si sono rivelati quelli con minori probabilità di soffrire di ipertensione. In particolare, rispetto alle persone con gambe magre, i partecipanti con percentuali più elevate di grasso sulle gambe avevano il 61% di probabilità in meno di avere la pressione alta.
Inoltre, il rischio per i partecipanti con le gambe grasse era inferiore del 53% per la pressione sanguigna diastolica (la minima, ovvero il secondo valore in una lettura della pressione sanguigna, che misura la pressione tra i battiti cardiaci) e del 39% inferiore per la sistolica (la massima, cioè il primo numero, che misura la pressione quando il cuore batte).
Dopo aver corretto l’interpretazione dei dati in relazione a diversi fattori come età, sesso, razza ed etnia, istruzione, fumo, consumo di alcol, livelli di colesterolo e grasso viscerale, il rischio di ipertensione era ancora inferiore tra i partecipanti con percentuali più elevate di grasso nelle gambe, sebbene non come prima dell’adeguamento per questi fattori.
Se queste osservazioni verranno confermate in futuro (i limiti dello studio sono tanti, ad esempio i partecipanti erano troppo giovani e poco numerosi), accanto al girovita potrà essere utile tener conto del giro coscia, al fine di valutare il rischio d’ipertensione.
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