Delirio, infiammazione cerebrale e ictus: c’è un lato oscuro del COVID-19 che emerge da un nuovo studio dell’Institute of Neurology at University College London. Anche in assenza di sintomi respiratori, a detta dei ricercatori britannici, le possibili complicanze del nuovo coronavirus sul sistema nervoso centrale sembrano essere davvero pericolose e rilevanti e pongono nuovi interrogativi sulla questione morti per coronavirus o di coronavirus.
Il report, appena pubblicato sulla rivista Brain, si propone di fornire un modello per aiutare ricercatori e medici di tutto il mondo a migliorare la diagnosi e il trattamento della malattia, in una corsa contro il tempo atta a salvare quante più vite umane possibile.
COVID-19 può provocare danni al cervello?
È noto che l’encefalite, un’infiammazione del cervello, sia una grave complicanza di banali infezioni virali (ma può essere anche scatenata da batteri, funghi, parassiti, punture di insetto) che di solito causano sintomi lievi o simil-influenzali. In tal senso nulla può escludere che anche il COVID-19 possa provocare danni simili al cervello, come del resto già osservato e ipotizzato in studi precedenti a quello che sarà illustrato a breve.
Ma facciamo un passo indietro: vediamo cosa successe in seguito all’influenza spagnola del 1918 e in tempi più recenti con le infezioni da coronavirus SARS-CoV e MERS-Cov parenti stretti del SARS-CoV-2 che provoca il COVID-19.
Più o meno contemporaneamente alla pandemia dell’influenza spagnola del 1918, ci fu un’epidemia di encefalite letargica, o “malattia del sonno”. Tra il 1917 e il 1927, milioni di persone svilupparono questo disturbo in tutto il mondo (1). Molti sopravvissuti sperimentarono cambiamenti comportamentali duraturi e letargia estrema, vivendo il resto della loro vita in stato catatonico.
Più recentemente la ricerca ha associato un legame tra infezioni da SARS-CoV (2) e MERS-CoV (3)- i coronavirus che causano rispettivamente SARS e MERS – e danni a carico del sistema nervoso centrale.
COVID-19: possibili sintomi e danni al cervello
Il nuovo studio dell’Institute of Neurology at University College London descrive le esperienze di 43 persone di di età compresa tra 16 e 85 anni con sospetto o confermato COVID-19 ricoverate al National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra. Il team di ricerca ha avuto modo di analizzare sia le caratteristiche cliniche che i risultati delle scansioni cerebrali e dei test di laboratorio.
Il COVID-19 è stato associato ai seguenti sintomi e danni cerebrali:
- Disfunzione cerebrale temporanea, o encefalopatie, con delirio: 10 casi. Questi pazienti avevano più di 50 anni e mostravano sintomi quali confusione e disorientamento, con un paziente che soffriva di psicosi;
- Infiammazione del cervello: 12 pazienti;
- Encefalomielite acuta demielinizzante (ADEM o EAD): la maggior parte di queste persone ha manifestato un raro disturbo che è innescato da infezioni virali e che porta a danni alle guaine mieliniche che rivestono i nervi. I ricercatori sottolineano il fatto che l’ADEM è più comune nei bambini e che di norma in ospedale giunge non più di un adulto con tale condizione al mese. Durante il periodo di studio, questo tasso è aumentato ad un caso alla settimana. Ciò è preoccupante, poiché l’ADEM può progredire verso la sclerosi multipla;
- Sindrome di Guillain-Barré: sono stati segnalati 7 casi di questo raro disturbo neurologico su base autoimmune. Nella sindrome di Guillain-Barré il sistema immunitario attacca il sistema nervoso sano, provocando un’estrema debolezza muscolare e una lieve perdita della sensibilità distale. Questa sindrome è spesso associata a un’infezione virale e comporta anche un danno alla mielina. La scoperta è coerente con la precedente osservazione di uno studio compiuto in Italia, su cinque casi di sindrome di Guillain-Barré in pazienti COVID-19 (4);
- Ictus: 8 casi, che confermano i risultati di studi precedenti. Si ritiene che questi casi derivino dal “sangue denso” causato da difetti della coagulazione riscontrati nei pazienti COVID-19;
- I restanti pazienti presentavano altri disturbi neurologici, tra cui la disfunzione del nervo cranico e un ascesso cerebrale.
COVID-19: sintomi neurologici in assenza di sintomi respiratori
Alcuni pazienti non hanno mostrato alcun sintomo respiratorio grave e i sintomi neurologici sono stati la prima e principale manifestazione del COVID-19. Per tali ragioni è fondamentale riuscire a rintracciare, nel quadro di una corretta diagnosi, i possibili sintomi neurologici nelle persone con sospetto COVID-19 .
“I medici devono essere consapevoli dei possibili effetti neurologici, poiché la diagnosi precoce può migliorare i risultati nei pazienti. Le persone che stanno guarendo dal virus dovrebbero chiedere un consulto medico qualora manifestassero sintomi neurologici “, afferma uno degli autori dello studio, il Prof Ross Paterson.
Il fluido che circonda il cervello (liquido cerebrospinale) e il midollo spinale di otto partecipanti allo studio sono stati testati per il virus, ma non vi è stata trovata alcuna traccia. Ciò suggerisce che i sintomi neurologici del COVID-19 non siano il risultato di un attacco diretto del virus sul sistema nervoso. Si ipotizza che le complicanze neurologiche del COVID-19 derivino da una risposta immunitaria abnorme, ma occorreranno ulteriori ricerche per chiarire esattamente quali siano i meccanismi che portano il nuovo coronavirus a provocare danni al cervello.
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