La dieta mediterranea è in grado di ridurre il grasso accumulato nel fegato di ben il 40% nei pazienti con diabete di tipo 2, ove la condizione nota come steatosi epatica non alcolica è presente nel 70% dei casi. A rivelarlo è una ricerca condotta all’Università Federico II di Napoli, presentata al Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) svoltosi a Barcellona.
Dieta mediterranea riduce il grasso accumulato nel fegato del 40%
Ancora una volta la dieta mediterranea, stile alimentare diffuso nel bacino mediterraneo fino agli anni 60′, prima dell’avvento del cibo spazzatura prodotto industrialmente, si dimostra efficace nel combattere alcune conseguenze delle “malattie del benessere“. Come spiega Angela Albarosa Rivellese, membro della Società italiana di diabetologia (Sid) e professore ordinario di Scienze tecniche dietetiche applicate nell’ateneo campano: “Il nostro studio di intervento nutrizionale controllato dimostra chiaramente come sia possibile ridurre di ben il 40% l’accumulo di grasso presente nel fegato di pazienti con diabete tipo 2 con una strategia nutrizionale multifattoriale, che ricorda la vera dieta mediterranea, quella seguita più di 50 anni fa. Questo risultato è estremamente importante dal punto di vista clinico, sia per l’elevata frequenza della steatosi epatica nel diabete sia perché, almeno al momento, non esistono altre strategie terapeutiche che abbiano dimostrato una tale efficacia”.
Lo studio
Per verificare gli effetti della dieta mediterranea sulla steatosi epatica non alcolica i ricercatori campani hanno assoldato quarantanove pazienti con diabete tipo 2, uomini e donne, di età compresa tra i 35 e i 70 anni, sovrappeso-obesi e con un buon controllo glicemico. Ai volontari di questo studio randomizzato è stato chiesto di seguire per 8 settimane una dieta multifattoriale, naturalmente ricca di differenti componenti nutrizionali, sullo stile della dieta mediterranea, oppure una dieta ricca di acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva), ma più vicina ad una comune dieta occidentale. Entrambe le diete comprendevano lo stesso numero di calorie e una simile ripartizione dei macronutrienti. Le differenze tra i due regimi alimentari risiedevano nella qualità e tipologia degli alimenti inclusi.
Nella dieta multifattoriale era previsto il consumo giornaliero di pasta e pane integrali, legumi, olio extra vergine d’oliva, ricco di acidi grassi monoinsaturi, tè verde deteinato, caffè decaffeinato, frutta e verdura ricca in polifenoli come arancia, broccoli, rucola e carciofi, una piccola quantità giornaliera di mandorle e 3 porzioni a settimana di salmone, entrambi fonti di acidi grassi insaturi della serie omega 3 e 6. La seconda dieta consigliava il consumo giornaliero di pasta e pane non integrali, riso, olio extravergine d’oliva, frutta e verdura povera in polifenoli. Prima e dopo l’intervento è stato misurato il contenuto di grasso epatico dei pazienti mediante spettroscopia di risonanza magnetica.
Diabete e fegato grasso: effetti della dieta mediterranea
Al termine delle 8 settimane di follow-up, la dieta multifattoriale ha determinato una riduzione di grasso epatico di ben il 40% contro una riduzione del 19% indotta dalla dieta ricca acidi grassi monoinsaturi, ma basata su alimenti raffinati e meno nutrienti. Ciò ha evidenziato il fatto che una dieta ricca e varia come quella mediterranea sia il mezzo più potente per contrastare la steatosi epatica non alcolica nel paziente con diabete di tipo 2.
Ricordiamo infatti che non esiste farmaco o cura contro il fegato grasso, ma soltanto la possibilità di intervenire attraverso la dieta. Tutti i volontari hanno portato egregiamente a termine il loro compito, dimostrando che la dieta mediterranea non è soltanto sana, ma anche piuttosto semplice da seguire.
Olio d’oliva si conferma il re della dieta mediterranea
A detta dei ricercatori sembra che la riduzione di grasso nel fegato sia da attribuire principalmente al “re” della dieta mediterranea, l’olio d’oliva. “Il nostro gruppo di ricerca – conclude Giuseppe Della Pepa del Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia della Federico II – ha dimostrato come una dieta ricca in particolare di acidi grassi monoinsaturi, presenti nell’olio d’oliva, riduca il contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2”.
Un precedente studio del Bambin Gesù di Roma indicò un estratto dell’olio d’oliva, l’idrossitirosolo, come possibile cura per la steatosi epatica non alcolica nei bambini obesi; questo nuovo studio non fa altro che confermare le proprietà benefiche di questo straordinario condimento e della dieta mediterranea nel suo insieme.
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