La fertilità delle donne, viene, come altri aspetti della salute umana, pesantemente influenzata dall’esposizione quotidiana all’inquinamento atmosferico. Tra le cause di una riserva ovarica bassa ci sarebbe anche l’esposizione a polveri sottili e biossido di azoto.
A rivelarlo è uno studio italiano dell’Università di Modena e Reggio Emilia, recentemente pubblicato sulla rivista Human Reproduction e presentato il 25 giugno all’Assemblea annuale dell’ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embriology) svoltasi a Vienna.
Ormone anti-murelliano: marker della riserva ovarica
La riserva ovarica rappresenta il numero di ovociti vitali presenti nell’ovaio ed è quindi un importante indicatore della salute riproduttiva nelle donne. Per valutarne i livelli si misura l’ormone anti-murelliano o AMH, secreto dalle cellule dell’ovaio, ampiamente riconosciuto come un marcatore circolante affidabile per valutare la riserva ovarica.
Lo studio su larga scala (studio ORExPo, Ovarian Reserve and Exposure to Environmental Pollutants), coordinato dal professor Antonio La Marca, docente di Ginecologia, ha rilevato con quale incidenza tale ormone possa essere alterato a seconda dei livelli d’inquinamento atmosferico cui le donne sono esposte. Lo studio si è basato su misurazioni ormonali ottenute da 1318 donne italiane residenti, tra il 2007 ed il 2017, nella provincia di Modena. Le donne avevano un’età media di 38 anni.
Fertilità minacciata dall’inquinamento
Come spiega il prof. La Marca: “L’influenza dell’età e del fumo sui livelli sierici di AMH è ormai ampiamente accettata, ma un chiaro effetto dei fattori ambientali non è stato mai dimostrato finora”. È noto tuttavia che molte sostanze chimiche ambientali, così come i componenti naturali e artificiali assunti con la dieta, hanno il potenziale di disturbare il ruolo fisiologico degli ormoni, interferendo con la loro biosintesi, segnalazione o metabolismo.
Per rendere più completa l’analisi essa è stata correlata da dati ambientali e la “geo-localizzazione” mediante Google Maps di ciascuna donna. La valutazione dell’esposizione ambientale ha considerato il particolato (PM) e il biossido di azoto (NO2), un gas inquinante generato dalla combustione del carburante.
Modena città “pulita”, ma non basta
Come previsto i livelli sierici di ormone anti-murelliano delle donne di età superiore a 25 anni erano inversamente e significativamente correlati al fattore età (si riducevano invecchiando). Tuttavia, indipendentemente dall’età, è stato anche riscontrato che i livelli di tale ormone erano inversamente e significativamente correlati agli inquinanti ambientali definiti come PM10, PM2.5 e NO2.
Il professor La Marca spiega che ciò “conferma ancora che indipendentemente dall’età, più alto è il livello di particolato e NO2, minore è la concentrazione sierica di AMH” . La più bassa concentrazione di AMH che riflette la “riduzione della riserva ovarica grave” (ovvero ridotta del doppio o del triplo rispetto alla media) è stata misurata in donne esposte a livelli di PM10, PM2,5 e NO2 sopra 29,5, 22 e 26 mcg/m3 rispettivamente, valori alti ma ben al di sotto dei limiti massimi raccomandati dall’UE che sono rispettivamente 40, 25 e 40 mcg /m3.
Dunque nonostante Modena sia una città “pulita”, almeno per i parametri della UE, gli effetti sulla fertilità sono purtroppo evidenti: “Ciò vuol dire che anche in un ambiente pulito c’è un effetto di risposta alla dose di inquinamento a cui si è stati esposti. Quindi maggiore è l’esposizione alle polveri sottili, maggiore sarà il loro effetto sull’organismo”. afferma il prof. La Marca.
Altre cause della riserva ovarica bassa
Le polveri sottili che ogni giorno respiriamo sembrano dunque fare la loro parte nella riduzione della riserva ovarica e della fertilità femminile. Tuttavia l’età si è rivelata ancora una volta il fattore più determinante nel ridurre la concentrazione di AMH. Una riserva ovarica bassa può dipendere infine da altri fattori riconosciuti come fumo, peso corporeo e l’uso di contraccettivi ormonali a lungo termine.
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