L’acido ginkgolico, principio attivo contenuto nei semi di Ginkgo biloba avrebbe dimostrato proprietà antibatteriche potenzialmente utili per curare acne, psoriasi, dermatite, eczema ed altre affezioni della pelle. La scoperta è avvenuta presso l‘Emory University di Atlanta, Georgia, in seguito all’approfondimento di un uso particolare dei semi di Ginkgo biloba, descritto nell’antichissimo Compendio di medicina tradizionale cinese, il “Ben Cao Gang Mu“. I risultati dello studio, condotto da un team di ricercatori guidati da Cassandra Quave, principale autrice dello studio, insieme alla dottoranda Xinyi Huang, appaiono sulla rivista scientifica Frontiers in Microbiology.
Ginkgo biloba: l’albero sacro dalle mille proprietà
Il Ginkgo biloba, autentico fossile vivente, unica specie sopravvissuta della famiglia delle Ginkgoaceae, dell’intero ordine Ginkgoales (Engler 1898) e della divisione delle Ginkgophyta, è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, nel Permiano. Il Ginkgo biloba è oriundo dell’estremo oriente (Cina, Giappone, Coree) ed è facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche foglie a ventaglio e i semi simili ad albicocche carnose, di cui è commestibile solo l’embrione. L’essere umano fin dai tempi più remoti ha cercato nella natura la cura ad ogni sorta di malanno.
La medicina tradizionale cinese elenca gli svariati usi degli estratti di diverse parti dell’albero di ginkgo: dall’espulsione dei vermi intestinali, al trattamento dell’artrite e dei geloni. Oggi gli integratori di ginkgo, che contengono estratti provenienti per lo più dalle foglie, si utilizzano per migliorare la memoria e la concentrazione.
Gli effetti benefici sul cervello sono stati dimostrati da alcuni studi scientifici, che suggeriscono come gli estratti di Ginkgo biloba potrebbero aiutare a contrastare depressione, morbo di Alzheimer e persino il diabete. Ciò in virtù della proprietà di migliorare la circolazione sanguigna (effetto anticoagulante, antiaggregante, vasoprotettivo) e del potere antiossidante.
Ginkgo biloba: avvertenze e controindicazioni
Tuttavia la sua effettiva efficacia e sicurezza necessitano di ulteriori conferme, in quanto il Ginkgo biloba non è del tutto privo di controindicazioni. Consultare sempre il medico prima di utilizzare integratori a base di Ginkgo biloba; evitarne l’assunzione in caso terapie a base di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, prodotti a base di aglio o di salice poiché potrebbero aumentare il rischio di lesioni gastriche.
Inoltre, è sconsigliato in gravidanza e durante l’allattamento e ai bambini. Ma torniamo alle scoperte della giovane Xinyi Huang, sull’acido ginkgolico, principio attivo contenuto in una parte di pianta generalmente poco considerata dal punto di vista terapeutico, i semi.
Ricerca ispirata dal “Ben Cao Gang Mu”
Tutto parte da una fascinazione verso gli usi ormai desueti del Ginkgo biloba descritti nel libro medico più completo della storia della medicina tradizionale cinese, il “Ben Cao Gang Mu“, Compendio di Materia Medica Cinese risalente al periodo della dinastia Ming (1368-1644). Compilato e scritto dal medico, scienziato, botanico e farmacologo cinese Li Shizhen, egli completò la prima stesura del testo nel 1578.
In cinese, “bencao” significa “radicato nelle erbe”. “Ben Cao Gang Mu“, contiene informazioni dettagliate sulle piante medicinali tradizionali, la loro classificazione, la preparazione e gli usi. La ricercatrice Xinyi Huang, che studiava all’epoca all’Emory, – ora sta proseguendo i suoi studi presso l’Università del Maryland School of Pharmacy a Baltimora – fu attratta in particolare dall’impiego dei semi di Ginkgo biloba nel trattamento di varie condizioni cutanee, tra cui pelle screpolata, prurito, acne rosacea e infezioni.
L’acido ginkgolico possiede proprietà antibatteriche
Secondo Li Shizhen, i semi dovevano essere macinati, mescolati con vino di riso o olio di colza, fino ad ottenere una pasta, da strofinare sulle parti interessate dalle affezioni cutanee. Incuriosita dall’antico rimedio la dottoranda, per la sua tesi di laurea, decise di testare i benefici dei semi di ginkgo in laboratorio. Poiché gli alberi di ginkgo sono dioici – ovvero presentano i due sessi su individui separati – i ricercatori hanno prima di tutto raccolto campioni da alberi sia maschili che femminili. Hanno anche acquistato semi freschi da un mercato locale di agricoltori.
Quindi, hanno classificato il loro materiale in base al sesso e ad altre caratteristiche, anche ordinandolo in gruppi di foglie, rami, semi maturi e semi immaturi. Il team ha anche estratto le sostanze presenti nei semi di ginkgo nella loro forma chimica pura. Grazie ai test di laboratorio, condotti su 12 diversi ceppi di batteri, i ricercatori hanno scoperto che gli estratti di semi maturi e immaturi di Gingko biloba – trattati nel modo suggerito da Li Shizhen – sono riusciti ad inibire la crescita di Cutibacterium acnes, Staphylococcus aureus e Streptococcus pyogenes – tre tipi di batteri che causano acne, psoriasi, dermatite ed eczema. Usando l’analisi statistica, Huang e colleghi hanno anche osservato una correlazione positiva tra le proprietà antimicrobiche dei semi di ginkgo e la loro ricchezza di una sostanza chiamata acido ginkgolico C15: 1.
I semi di Gingko biloba non sono privi di effetti tossici
La scoperta afferma Huang, “è stata come spazzare via la polvere dalla conoscenza del passato, per riscoprire qualcosa che è sempre stato presente”. La giovane non immaginava che i semi di Ginkgo biloba potessero avere proprietà medicinali “Sono rimasta sorpresa perché non avevo mai pensato di fare qualcosa con i semi di ginkgo se non mangiarli”, spiega.“Ricordo che la prima volta che li ho assaggiati era nella zuppa cantonese, il seme diventa di un giallo brillante indimenticabile quando è cotto, il sapore è davvero particolare – un po ‘amaro ma anche dolce”, ricorda Huang.
I ricercatori avvertono che sebbene la loro scoperta, sia eccitante, ciò non deve indurre le persone a testare il miscuglio di Li Shizen da sole. Questo perché – come spiega il coautore François Chassagne – l’acido ginkgolico concentrato C15: 1 è tossico per la pelle. La stessa Huang ricorda che, anche quando mangiava i semi di ginkgo da bambina, la sua famiglia le proibiva di mangiarne troppi: non più di cinque per volta.
E persino Li Shizen, nel “Ben Cao Gang Mu”, suggerisce di usare i semi di ginkgo con parsimonia. Inoltre gli estratti di semi di ginkgo biloba non sono ancora stati testati né sugli animali, né sull’uomo, per cui non se ne conoscono gli effetti potenzialmente pericolosi.
La speranza di nuovi farmaci contro acne, psoriasi ed eczema
In futuro, i ricercatori sperano che queste loro scoperte sull’acido ginkgolico possano portare allo sviluppo di farmaci in grado di combattere efficacemente acne, eczema, psoriasi ed altre affezioni cutanee. “Una possibile strategia nella ricerca di nuovi antibiotici potrebbe essere quella di studiare modi per modificare la particolare struttura dell’acido ginkgolico, per cercare di migliorare la sua efficacia e anche per ridurre la tossicità per le cellule della pelle umana”, conclude François Chassagne.
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