La composizione del nostro microbioma intestinale, ovvero quel complesso ecosistema di batteri, funghi e virus che vive nel nostro intestino (microflora intestinale) può dire molto di noi, persino se siamo a rischio per lo sviluppo del cancro del colon-retto. Il microbioma delle persone con questo tumore si presenterebbe con caratteristiche simili in tutto il mondo, indipendentemente dal tipo di dieta seguito, lo stile di vita e l’ambiente in cui vivono. Questo è quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine, condotto da un team di ricerca nazionale ed internazionale, coordinato dal Dipartimento Cibio dell‘Università di Trento.
Le cause del cancro del colon-retto
È noto da tempo che il cancro del colon-retto, il secondo tipo di tumore più comune nella donna ed il terzo più comune nell’uomo al mondo, possa essere correlato in primo luogo ad una dieta malsana ad alto contenuto di grassi e proteine animali e povera di fibre vegetali. Tra le cause della malattia non si escludono fattori genetici (predisposizione genetica, familiarità) e non genetici quali il fumo, malattie croniche infiammatorie, come morbo di Crohn e colite ulcerosa e la presenza di polipi intestinali.
Cancro e microbioma
Ultimamente la scienza si interroga sempre più sul ruolo-chiave dei microbi che popolano il nostro organismo, a loro volta influenzati dal nostro comportamento a tavola e dallo stile di vita. Per determinare come e se anche il microbioma intestinale possa incidere sull’insorgenza del tumore del colon-retto ci si è concentrati sulle tipologie di microbi che colonizzano l’intestino dei pazienti con tumore del colon-retto, scoprendo le sostanziali differenze rispetto alla microflora presente negli intestini dei soggetti sani.
Il microbioma che accomuna tutti i malati di cancro del colon-retto
Lo studio coordinato da Nicola Segata, responsabile del laboratorio di Metagenomica computazionale al Cibio, Università di Trento, in collaborazione con l’Istituto italiano per la medicina genomica di Torino, il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e lo Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano è stato realizzato grazie a un finanziamento della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), sede provinciale di Trento.
“Nei campioni fecali di persone affette da cancro al colon (un migliaio di campioni sono stati analizzati in questo lavoro con moderne tecniche di genomica) abbiamo osservato la presenza di un insieme di batteri “marcatori” del carcinoma, in primis il Fusobacterium nucleatum che era già stato associato alla malattia, ma anche una decina di altri batteri che rafforzano tale associazione – spiega il Dott. Segata – L’aspetto interessante è che i batteri fortemente associati al carcinoma del colon-retto sono gli stessi in pazienti di paesi diversi“.
Microbioma e diagnosi non invasiva del cancro del colon-retto
A rafforzare l’ipotesi di una stretta relazione tra cancro del colon-retto e una determinata composizione del microbioma intestinale, vi è un altro particolare. Nel Dna del microbioma dei pazienti oncologici è presente in più copie il gene per l’enzima ‘cutC’, che partecipa alla trasformazione della colina – composto presente in alcuni cibi, tra cui la carne – in ‘trimetilammina’, precedentemente associata a un rischio più elevato di insorgenza del cancro al colon-retto.
Uno studio parallelo condotto presso l’European Molecular Biology Laboratory (EMBL) a Heidelberg, in Germania ha scoperto che il microbioma dei pazienti con cancro del colon-retto trasforma gli acidi biliari, che normalmente servono per la digestione, in sostanze potenzialmente cancerogene.
Tumore al colon e microbioma: cosa ne pensano gli autori
“Il fatto che il microbioma rilevato nelle feci sia altamente predittivo della presenza della malattia – conclude Segata – è importante perché, combinato con altri test disponibili come quello del sangue occulto nelle feci, l’esame del microbiota potrebbe aumentare l’accuratezza diagnostica di test non invasivi”. La speranza dunque è che tali risultati possano essere utilizzati in futuro per sviluppare un nuovo metodo di diagnosi non invasiva del cancro del colon-retto.
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