Sappiamo bene quanto la dieta influisca sul nostro stato di salute, perché se è vero che “noi siamo quello che mangiamo”, mai come negli ultimi decenni si è prestata tanta attenzione a quanto portiamo ogni giorno in tavola. Qualità e tipologia di alimenti possono fare la differenza nel contribuire al nostro benessere, ma allo stesso tempo vi è la crescente esigenza per far si che ciò risulti nel contempo eco-sostenibile ed eco-compatibile. In tal senso dieta vegana e vegetariana, scelte alimentari salutiste, spesso mosse da intenti ambientalisti ed animalisti, sembrano essere quelle più vicine al concetto di dieta sana e rispettosa dell’ambiente.
Tuttavia anche la produzione delle specie vegetali a livello globale non è priva di ripercussioni sull’ambiente. Con l’ambizioso obiettivo di proporre una ‘dieta sana universale di riferimento’ basata su criteri scientifici per nutrire in modo sostenibile la popolazione mondiale, un team internazionale di scienziati, nell’ambito dello studio della Commissione Eat-Lancet, appena presentato ad Oslo e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “The Lancet“, ha ideato la “dieta universale“.
La commissione, finanziata dalla Fondazione Eat della coppia di miliardari norvegesi Petter e Gunhild Stordalen, ha riunito i massimi esperti di nutrizione e sostenibilità (dal professore di Harvard Walter Willett all’inventore del ‘chilometro zero’ Tim Lang) provenienti da università di tutto il mondo e organizzazioni come Fao e Oms.
La dieta universale: la necessità di salvare salute e pianeta
Secondo il rapporto pubblicato su The Lancet la dieta universale potrebbe prevenire fino a 11,6 milioni di morti premature senza danneggiare la nostra terra. Sempre secondo quanto riportato nel rapporto, è necessario un cambiamento globale nello stile alimentare di ciascuno di noi e nelle modalità di produzione del cibo, in quanto circa 3 miliardi di persone in tutto il mondo sono malnutrite – e fra queste sono comprese sia quelle sottoalimentate, che quelle che mangiano troppo e male – e la produzione alimentare sta superando gli obiettivi ambientali, contribuendo al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e all’inquinamento. La popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone entro il 2050, tale crescita, “esacerberà i rischi per le persone e il pianeta”, dichiarano gli autori.
Gli obiettivi ambiziosi della dieta universale
“La posta in gioco è molto alta”, ha detto il dott Richard Horton, caporedattore di The Lancet, in merito ai risultati del rapporto, osservando che 1 miliardo di persone vive nella fame e 2 miliardi di persone si sovralimentano con cibo spazzatura. Horton crede che “la nutrizione non abbia ancora ottenuto il tipo di attenzione politica che viene data a malattie come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria”.
“Usando le migliori prove disponibili” riguardanti studi sull’alimentazione controllata, studi randomizzati e ampi studi di coorte, abbiamo suggerito nuove soluzioni, ha spiegato il dott. Walter Willett, autore principale del documento e professore di epidemiologia e nutrizione di Harvard, per rendere la dieta più sana, senza danneggiare il pianeta. Obiettivi da raggiungere il prima possibile sono: incentivare le popolazioni a mangiare in modo più sano, spostare la produzione globale verso colture più varie, intensificare l’agricoltura in modo sostenibile, fornire regole più severe in merito alla gestione degli oceani e dei terreni, ridurre lo spreco di cibo.
Necessari dunque cambiamenti sostanziali nella dieta, miglioramento della produzione alimentare e cambiamenti tecnologici, nonché riduzione degli sprechi alimentari. Oltre a cambiare i consumi, riducendo gli sprechi del 50%, gli autori del rapporto fissano obiettivi-limite nell’utilizzo di terra, acqua e nutrienti per la produzione agricola sostenibile. Ciò prevede il coinvolgimento di una gran varietà di aree di intervento, ma critiche sulla reale fattibilità dell’ambizioso progetto sono state mosse da più parti.
Non è affatto facile, ad esempio, raggiungere una collaborazione tra i vari dipartimenti intergovernativi. Inoltre alcuni paesi non sono in grado di coltivare abbastanza cibo, mentre in altri, il cibo spazzatura è fortemente promosso.
Dieta universale: cosa mangiare, cosa evitare
Il team di The Lancet oltre ad indicare gli interventi necessari per salvare pianeta e salute, ha ideato una “dieta di riferimento” universale, un piano alimentare giornaliero ideale, per persone di età superiore ai 2 anni, capace di contribuire alla riduzione dell’incidenza di malattie croniche, come cardiopatia ischemica, ictus e diabete, e a basso impatto ambientale. Uno dei riferimenti espliciti del gruppo di studiosi è la dieta Mediterranea nella versione ‘frugale’ praticata in Grecia alla metà del secolo scorso.
La dieta universale prevede l’introduzione di ben 2.500 calorie giornaliere, quantitativo leggermente superiore rispetto a quello che viene consumato in media abitualmente e comprende una: “varietà di alimenti a base vegetale, basse quantità di alimenti a base animale, grassi insaturi piuttosto che saturi, e pochi cereali raffinati, cibi altamente trasformati e zuccheri aggiunti”, spiega il prof. Willett.
Da ridurre del 50% il consumo di carni rosse e zuccheri. Se la nuova dieta fosse adottata a livello globale, ogni anno si potrebbero evitare da 10,9 a 11,6 milioni di morti premature, equivalenti al 19% al 23,6% dei decessi tra gli adulti. Una riduzione di sodio e un aumento di cereali integrali, frutta a guscio, verdura e frutta sembrano essere i fattori che riescono a contribuire maggiormente alla prevenzione dei decessi, secondo uno dei modelli inclusi nel rapporto. Ma ecco nel dettaglio cosa mangiare ogni giorno secondo la dieta universale di riferimento:
- Verdura: 300 g (78 Kcal);
- Frutta: 200 g (126 Kcal);
- Cereali integrali: 232 g (811 Kcal);
- Latte e derivati: 250 g (153 Kcal);
- Pollame, uova, pesce, frutti di mare e prodotti vegetali proteici (come quelli a base di soia): 195 g (696 Kcal);
- Oli e grassi: 51,8 g (450 Kcal), preferire olio extravergine d’oliva o olio di colza;
- Verdure amidacee (come le patate): 50 g (39 Kcal);
- Zuccheri (compresi tutti i dolci e quelli “nascosti”): 31 g (120 Kcal);
- Carni rosse (suine, bovine e ovine): 14 g (30 Kcal).
Una nuova rivoluzione agricola globale
Un sistema di produzione alimentare sostenibile richiede che le emissioni di gas non serra come il metano e il protossido di azoto siano limitate, ma il metano viene prodotto durante la digestione del bestiame, mentre gli ossidi di azoto vengono rilasciati sia dai terreni coltivati che dai pascoli. Tuttavia gli autori credono che queste emissioni siano inevitabili per fornire cibo sano a 10 miliardi di persone. La decarbonizzazione del sistema energetico mondiale deve progredire più rapidamente del previsto, per ovviare a questo.
“Progettare e rendere operativi i sistemi alimentari sostenibili in grado di fornire diete salutari per una popolazione mondiale in crescita e più ricca rappresenta una sfida formidabile. Nientemeno che una nuova rivoluzione agricola globale“, ha affermato con entusiasmo Rockström, altro autore dello studio, aggiungendo che “le soluzioni esistono. Riguardano il cambiamento comportamentale, riguardano le tecnologie, riguardano le politiche, i regolamenti, ma sappiamo come fare“.
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