La leggenda vuole che sia stato l’arcangelo Raffaele a far conoscere agli uomini l’angelica, cui anticamente venivano attribuite proprietà che avevano del miracoloso: l’angelica curava la peste, neutralizzava gli effetti dei veleni, prolungava la durata della vita. L’Angelica archangelica L. è una pianta medicinale, appartenente alla famiglia delle Apiaceae (Umbrelliferae) che in Italia si ritrova raramente allo stato spontaneo, ma che può essere anche agevolmente coltivata in giardino, come vedremo più avanti in quest’articolo. Con il prosieguo della lettura scopriremo inoltre: identificazione, proprietà, usi, controindicazioni e interazioni farmacologiche ed infine come e quando raccogliere l’Angelica archangelica.
Angelica archangelica: identificazione
L’Angelica archangelica è una specie biennale che cresce presso ruscelli, zone riparate dal vento, soleggiate in alcuni valloni delle Alpi e degli Apennini, fino a 3000 m d’altitudine. L’Angelica archangelica può essere facilmente confusa con la specie più comune ed affine, dotata delle medesime proprietà, anche se più blande, l’Angelica sylvestris. Ma chi ha visto la prima, almeno una volta, difficilmente si sbaglierà: l’archangelica è molto più grande di dimensioni (può raggiungere i 2 m), con grandi ombrelle giallo-verdi costantemente circondate da api ed altri insetti; le sue foglie, schiacciate, emanano un caratteristico odore intenso di muschio.
I principali caratteri identificativi dell’Angelica archangelica sono: fusti rossastri, molto robusti e ramificati; foglie più chiare sotto, incise in 2-3 foglioline larghe, dentate; fiori giallo verdi (giugno-agosto), riuniti in larghe ombrelle emisferiche, con 20-30 raggi, vellutati all’estremità e con stilo morto corto; i frutti (o semi) sono diacheni piatti con ali molto ondulate; la radice è fittonante, grossa con interno biancastro. L’odore è aromatico, il sapore è acre e piccante.
Proprietà e usi dell’Angelica archangelica
L’Angelica archangelica o “erba degli angeli”, i cui costituenti principali sono furanocumarine, acidi, cera, tannini e glucidi, possiede proprietà antisettiche, aperitive, carminative, digestive, stomachiche, sudorifere, toniche, emmenagoghe, viene utilizzata in erboristeria e fitoterapia, rigorosamente sotto controllo medico. Dell’angelica vengono impiegati radici (droga principale), fusti, foglie e semi. L’Angelica archangelica rientra spesso nella composizione di diversi preparati e liquori digestivi, poiché ha la proprietà di favorire la produzione e l’escrezione dei succhi gastrici e biliari (proprietà digestive, coleretiche e colagoghe). Ciò si traduce in un miglioramento dei processi digestivi e nell’aumento dell’appetito (utile anche per la cura dell’anoressia).
L’angelica combatte inoltre aerofagia e flatulenza, riducendo i gonfiori intestinali. Le foglie possiedono proprietà diuretiche e diaforetiche, ovvero drenano i liquidi, favorendo l’eliminazione delle tossine attraverso urine e sudore. I semi (diacheni) vengono impiegati dalla medicina popolare in altri rimedi contro tosse, bronchite, amenorrea, ansia, disturbi del tratto urinario, nevralgie, pediculosi (uso esterno).
Angelica archangelica: controindicazioni e interazioni farmacologiche
L’Angelica archangelica, benché utile e benefica per la salute, non è priva di controindicazioni e interazioni farmacologiche che ne sconsigliano l’utilizzo in taluni casi. Innanzitutto non raccogliere mai l’angelica a mani nude: il succo è irritante per la pelle. Evitare di esporsi al sole durante i trattamenti a base di angelica: la presenza di furanocumarine può dare effetti fotosensibilizzanti, ovvero favorire l’insorgenza di infiammazioni cutanee, macchie ed eritemi solari.
Interazioni farmacologiche: l’Angelica archangelica può provocare effetti gastrolesivi in combinazione all’assunzione di FANS; può inoltre interferire con i farmaci anticoagulanti.
Data la proprietà emmenagoga (aumento dell’afflusso sanguigno nell’area pelvica) e potenzialmente abortiva l’assunzione di Angelica archangelica è assolutamente sconsigliata in gravidanza. In caso di dubbi e domande, prima dell’utilizzo di preparati a base di angelica, è sempre bene consultare il parere medico.
Coltivazione dell’Angelica archangelica
L’angelica cresce bene in ambienti freschi ed umidi e sopporta le basse temperature invernali. Per la coltivazione dell’Angelica archangelica in giardino scegliamo un terreno leggero, umido o comunque facile da irrigare, precedentemente concimato con del letame maturo.
L’Angelica archangelica si semina tra fine inverno e inizio primavera, ripicchettando le piantine in autunno. Sarà bene mantenere circa 80 cm di distanza tra una piantina e l’altra, questo perché si tratta di una specie che, sviluppandosi, raggiungerà notevoli dimensioni.
Raccolta dell’Angelica archangelica
L’Angelica archangelica è una pianta officinale di cui si utilizzano varie parti. Le radici, che rappresentano l’organo dotato di maggior attività terapeutica, si raccolgono nell’autunno del secondo anno di coltivazione. Una volta raccolte si puliscono dal terriccio, si tagliano in pezzi da 2-3 cm e si dispongono su di un graticcio all’ombra all’interno di un ambiente leggermente riscaldato, asciutto e ben areato, per favorire l’essiccazione.
Le foglie si possono raccogliere sin da quando appaiono in maggio-giugno, da impiegarsi, sempre dopo l’essiccazione, ad esempio per preparare delle tisane. I fiori (ombrelle) si raccolgono verso fine agosto e si appendono a testa in giù per raccoglierne, più tardi, i semi (diacheni) che giungono a maturazione a settembre. I fusti, solitamente destinati alla pasticceria e alla produzione di liquori, si raccolgono alla fine del primo o del secondo anno in giugno-luglio.
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