L’olio di canola fa bene o fa male? Numerose sono le ricerche scientifiche che si sono occupate negli anni di questo speciale olio di colza, confermandone le qualità positive o al contrario sollevando dubbi sulla sua salubrità. L’ultima, in ordine di tempo, è quella della Lewis Katz School of Medicine at Temple University di Philadelphia, la quale mette in relazione il consumo di olio di canola al morbo di Alzheimer. A capo della ricerca, pubblicata su Scientific reports, l’italiano Dott. Domenico Praticò.
Olio di canola: cos’è?
Olio di canola (Canola Oil), sta per “CANadian OIL Low Acid”, un olio ricavato da una varietà di colza Brassica napus, la Canadian Brassica. La Canadian Brassica è un mutante della colza ottenuto da dei ricercatori canadesi negli anni 70′, mediante irradiazione con raggi UV. Ciò al fine di ridurre l’acido eurico, sostanza tossica per cuore e fegato. La presenza di acido eurico viene ulteriormente ridotta grazie a processi di raffinazione dell’olio. L’olio a buon mercato così ottenuto, non solo sarebbe adatto all’alimentazione umana, ma perfino benefico per la salute. Esso è infatti ricco di acidi grassi polinsaturi e basso in acidi grassi saturi.
L’esperimento
La nuova ricerca americana ha cercato di comprendere il ruolo dell’olio di canola nell’insorgenza del morbo di Alzheimer. Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla formazione di ammassi (placche) amiloidi nel cervello e da una progressiva perdita di memoria e funzioni cognitive. Per il loro studio, il Dott. Praticò e colleghi hanno utilizzato dei topi dell’età di 6 mesi suddividendoli in 2 gruppi. Un gruppo è stato alimentato con una dieta ricca di olio di canola, che ha incorporato l’equivalente umano di due cucchiaini di olio al giorno. L’altro gruppo di roditori (gruppo di controllo) è stato alimentato con una dieta normale. Entrambi i gruppi di animali sono stati monitorati per 6 mesi. All’età di 1 anno, tutti gli animali hanno completato un test del labirinto, al fine di valutarne le capacità di apprendimento e memoria.
L’olio di canola causa il morbo di Alzheimer?
Rispetto ai topi nutriti con una dieta normale, i ricercatori hanno scoperto che i roditori nutriti con una dieta ricca di olio di colza hanno registrato un aumento di peso e un peggioramento della memoria. Nei roditori alimentati con olio di canola si è verificata la riduzione di una forma di proteina beta-amiloide chiamata 1-40, fattore generalmente associato ad un aumento della formazione di placche beta-amiloidi e a danni alle sinapsi, le strutture responsabili della comunicazione tra cellule cerebrali. Nel contempo si son registrati maggiori accumuli di beta-amiloide 1-42. “La beta-amiloide 1-40 neutralizza le azioni dell’amiloide 1-42, il che significa che una diminuzione di 1-40, come quella osservata nel nostro studio, lascia 1-42 incontrollata”, spiega il Dott. Praticò.
“Nel nostro modello, questo cambiamento nel rapporto ha comportato un considerevole danno neuronale, diminuzione dei contatti neurali e deterioramento della memoria”.Sulla base di questi risultati, i ricercatori ipotizzano che il consumo a lungo termine di olio di canola non possa offrire alcun beneficio per la salute del cervello e potrebbe addirittura favorire la comparsa del morbo di Alzheimer.
L’olio di canola fa male alla salute?
“Anche se l’olio di canola è un olio vegetale, dobbiamo stare attenti prima di dire che è sano. Sulla base delle prove di questo studio, l’olio di canola non dovrebbe essere considerato equivalente a oli con comprovati benefici per la salute” avverte il Dott. Praticò. I ricercatori ora progettano di condurre uno studio più breve con l’obiettivo di individuare in quanto tempo l’olio di canola riesce ad influenzare la formazione di placche beta-amiloidi. Inoltre il team vuole anche indagare se gli effetti cerebrali dell’olio di canola siano limitati o meno alla comparsa del morbo di Alzheimer. “C’è una possibilità”, conclude il Dott. Praticò, “che il consumo di olio di colza possa anche influenzare l’insorgenza e il decorso di altre malattie neurodegenerative o di altre forme di demenza”.
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